SAINT SEIYA CHRONICLES:
FIRST BLOOD

CAPITOLO F.24
L'ULTIMA CORSA (prima parte)


 
Nonostante sia solo all’inizio del tragitto che, dea volendo, lo condurrà alle porte di Atene, Filippide sente già addosso tutto il peso della stanchezza accumulata negli ultimi giorni e, quel che è peggio, le ustioni procurategli dal Berserker Ema del Jamadhar lo debilitano ulteriormente. Deve compiere un enorme sforzo di concentrazione per mantenere un’andatura corretta e un buon ritmo di marcia. Filippide sa bene che per raggiungere il suo obiettivo ogni movimento va economizzato e ogni gesto finalizzato al risparmio delle energie, ma per riuscirci deve ignorare il dolore che pervade tutto il suo corpo e, in particolare, non farsi influenzare dall’insopportabile sensazione di pelle bruciata che sfrega su altra pelle bruciata.
Quello che attende l’emerodromo è un viaggio cinque-sei volte più breve rispetto alla corsa già compiuta pochi giorni prima per raggiungere Sparta (senza contare la strada affrontata al ritorno), ma le sue condizioni di salute sono ora decisamente più gravi di allora e stavolta non ci sarà nessuna armatura della Coppa a ristorarlo lungo il percorso.
Filippide sa di essere un Saint e che i Saint sono in grado di compiere dei veri e propri miracoli. Filippide si chiede, però, se questo possa bastare ora che a sbarrare il suo cammino è lo stesso guerriero che lo ha ridotto in quello stato pietoso.
Ema: Ferma la tua corsa, dannato Saint! Io, Ema del Jamadhar, ti impedirò di raggiungere Atene prima del mio signore Ares e della flotta persiana.
Filippide: Levati di torno, Berserker. Non ho tempo per questo.
Ema: Fai pure l’arrogante, eh?! Vediamo quanto sei in grado di resistere ancora alle mie fiamme. CREMATION STORM!!!
Filippide (tra sé e sé, mentre le fiamme si dirigono verso di lui): Coraggio, Filippide. Solo un altro sforzo. Un altro piccolo sforzo.
Ema (mentre le fiamme si dissipano, dopo aver effettuato la sua tecnica): UAH! AH! AH! Ben ti sta, dannato! Per te è finita. Ehi, ma… dov’è finito?
Filippide: Alle tue spalle!
Ema: Cos…?!
Filippide, concentrando le poche energie residue, riesce a evitare le fiamme e effettuare ancora una volta la sua tecnica chiamata “Moon Shadow”, comparendo alle spalle dell’avversario. Con un colpo deciso della sua kopis, il Saint decapita Ema.
Testa di Ema (dopo essere rotolata a terra): Maledetto, dannato! Come ci sei riuscito?
Filippide: Mi spiace per te, Berserker. Sulla piana mi hai colto di sorpresa, ma stavolta non avevi alcuna speranza.
Testa di Ema: Continui a fare l’arrogante, ma si vede lontano dieci stadi che non ti reggi in piedi. Se solo ora non usassi quei maledetti talismani, riunirei la mia testa al corpo e ti sconfiggerei facilmente.
Filippide: I… talismani…?
Testa di Ema (sollevandosi lentamente in aria): Cosa?! Vuoi davvero dirmi che non te ne sei portato dietro nemmeno uno? UAH! AH! AH! AH! Come fai a essere così stupido?! Ora guarda attentamente mentre il mio corpo si ricompone per darti il colpo di grazia!
Filippide è pienamente cosciente di non avere più la forza per effettuare un Moon Shadow o qualsiasi altra tecnica da Saint e così compie l’unico gesto che lo possa salvare da quella situazione: si avventa sulla testa e, tenendola stretta tra le braccia, fugge via. Il corpo decapitato di Ema si rimette in piedi e cerca di rincorrere goffamente il Saint, ma Filippide riesce a seminarlo facilmente.
Testa di Ema: Ehi, non… non scherziamo! Lasciami! Lasciami andare, maledetto!
 
 
Nel frattempo, presso la piana di Maratona…
Temistocle: Uomini, mollate quelle vanghe e radunate gli oggetti preziosi che devo inventariarli!
Aminia: Signore, non sarebbe meglio prima seppellire tutti i caduti?
Temistocle: Prima le cose importanti, Aminia. Prima le cose importanti.
In quel momento sopraggiunge Leonida, alla testa di duemila opliti.
Temistocle: Oh, chi si vede! Alla buon ora!
Leonida: Siamo… siamo arrivati troppo tardi?
Temistocle: Secondo te?!
Leonida (osservando un tumulo con accanto una Gold Cloth): Quello era uno dei vostri strateghi?
Temistocle: Era il nostro polemarco, l’uomo più valoroso del nostro esercito. Voi, piuttosto, vi siete divertiti? Avete fatto festa? Come sono andati i giochi?
Leonida: Ci scusiamo umilmente per il ritardo. Fosse stato per me saremmo partiti subito.
Temistocle: E da chi sarebbe dipeso, di grazia? Non sei forse uno dei nuovi Re di Sparta?
Leonida: Anche i re devono sottostare a delle leggi. Ho insistito per partire all’istante, subito dopo il messaggio del vostro emerodromo, ma non sono stato ascoltato.
Temistocle: Quante sciocchezze da un uomo libero di Sparta…
Leonida (offeso): Ebbene, se qui non siamo di nessun aiuto, noi torneremmo alla nostra polis.
Temistocle (notando un altro Gold Saint tra le file degli Spartani): No, aspetta. Forse c’è qualcosa che potete fare per noi… In effetti potreste tornarmi parecchio utili…
Leonida: Di cosa si tratta?
Temistocle: Non c’è fretta, abbiamo ancora un po’ di tempo. Come prima cosa aiutateci a seppellire gli altri cadaveri, mentre noi riordiniamo alcune… cosette. Nel frattempo vi illustrerò la mia idea…
 
 
Qualche ora più tardi, nei pressi del monte Pentelico…
Filippide: Ecco, così te ne starai un po’ tranquillo e non dovrò preoccuparmi di una tua eventuale fuga…
Testa di Ema: Smettila immediatamente o te ne pentirai!
Filippide, dopo aver trovato per strada alcune corde, crea un guinzaglio per la testa di Ema e vi riesce con un’abilità tale da fare invidia a un esperto di shibari.
Testa di Ema: Facciamo così. Tu mi lasci andare e io smetterò di rallentare la tua corsa.
Filippide: Non posso permettere che tu ti riunisca al tuo corpo. Ti teletrasporteresti all’istante da me e tenteresti di nuovo di uccidermi.
Testa di Ema: Chi ti dice che non possa usare le mie fiamme anche adesso, eh?
Filippide: Me lo dice il fatto che tu non l’abbia ancora fatto. 
Testa di Ema (cercando di darsi una spinta per colpire Filippide): Però posso ancora farti male.
Filippide (trattenendo Ema per il nodo dietro la nuca): No, non puoi. Ora stai zitto, mi è sembrato di sentire dei passi.
Filippide imbavaglia la bocca di Ema, gli tappa le orecchie con altri stracci e infila l’intera testa in un sacco che tiene poi stretto a sé. Si avvicinano due soldati armati di lancia.
Soldato1: Chi va là? Identificati, viaggiatore!
Filippide: Voi siete Ateniesi! Straordinario! Il vostro arrivo cade proprio a fagiolo. Come mai siete così lontani da casa?
Soldato2: Qui le domande le facciamo noi. Sei uno dei soldati che ha combattuto contro i Persiani, non è vero? Ehi, aspetta… Ti riconosco… Tu sei uno dei vincitori indiscussi degli ultimi Giochi Panatenaici. Tu sei Filippide, l’emerodromo.
Filippide: Sì, sono io.
Soldato2: Ti prego, fammi un autografo!
Soldato1: Ehi, non perdiamoci in sciocchezze!
Filippide: Sì, esatto, non perdiamo tempo. Accompagnatemi ad Atene, piuttosto. Non è che per caso avete dei cavalli da qualche parte?
Soldati1: Come mai così di fretta? Immagino tu debba consegnare un messaggio, non è così? Cosa tieni in quel sacco, fa’ vedere!
Filippide: Non vi conviene, fidatevi.
Soldato1: Osi disubbidire?
Soldato2: Aspettate, fermi tutti. Voglio solo un autografo, non chiedo molto.
Soldati1: Vedi di piantarla tu e questo autografo!
Soldato2: Sigh, va bene, ho capito. Niente autografo. D’accordo, allora procediamo secondo gli ordini…
Filippide: Ma che…
Z O C K
Soldato2 cerca di colpire Filippide al ventre con la lancia, in uno dei punti scoperti dall’armatura della Lepre. L’emerodromo, colto di sorpresa, si scansa appena in tempo, ricevendo solo una leggera ferita sul fianco.
Filippide: Che cosa significa? Spiegatevi!
Soldato1: Uh! Uh! Uh! Non c’è molto da spiegare! Abbiamo ricevuto ordini dai nostri superiori di fare fuori qualsiasi messaggero provenga dal campo di battaglia.
Filippide: Capisco. Voi siete uomini degli Alcmeonidi, coloro che più di tutti hanno contribuito alla cacciata dei Pisistratidi e che ora vogliono il ritorno di Ippia.
Soldato1: Sì, è esatto, alcuni di noi lo rivogliono indietro.
Filippide: Com’è possibile?! Com’è possibile che degli uomini liberi di Atene desiderino il ritorno al potere del maggior esponente di una forza antidemocratica, autoritaria e totalitaria?
Soldato2: Beh, tanto per dirne una, quando c’era lui gli emerodromi arrivavano in orario…
Soldato1: Facciamola finita. Il tipo è piuttosto veloce, ma è evidente che sia stanco morto. Attacchiamolo insieme. Al mio tre… Uno… due…
Z O C K
Z O C K
I due soldati cadono a terra, trafitti alla schiena da una spada.
Policrito: E tre…
Filippide: Poli… Policrito…
Policrito: Ho sentito i loro discorsi e non ho potuto fare a meno di intervenire. Chiunque, direttamente o indirettamente, difenda gli interessi di Ares mi fa schifo. Spero con questo mio gesto di averti dimostrato che noi Egineti non siamo suoi alleati.
Filippide: Sì, ti credo, altrimenti vi avrei visto combattere al fianco dei Berserker sulla piana di Maratona.
Policrito: Infatti!
Filippide: Che dire? Ti ringrazio, Policrito, non mi sarei mai aspettato da te un simile gesto.
Policrito: Di niente, figurati. Ora, però, sono costretto a ucciderti, per evitare che tu possa raggiungere Atene.
Filippide: Ma se hai appena detto che…
Policrito: Ehi, non fraintendermi. Non lo faccio per Ares, ma solo perché odio gli Ateniesi.
Filippide: N-non ha senso. Sei il solito psicopatico!
Policrito: Sei un maleducato! Da quando ci conosciamo io non ti ho mai insultato e tu invece…
Filippide: L’hai fatto. Parecchie volte.
Policrito: SILENZIO! PRENDI QUESTO! FLY SLIDER!!!
Filippide: Moon… Moon Shad…
Filippide si sente mancare e non riesce a effettuare la sua tecnica. L’emerodromo viene investito in pieno dal mulinello di Policrito e scagliato con violenza contro un masso. Filippide, in seguito al colpo, rimane seduto a terra, a ridosso della roccia, con il capo chino e gli occhi chiusi, continuando però a tenere stretto a sé il sacco contenente la testa di Ema.
Policrito: Hai già perso i sensi? Così non c’è divertimento. E quel sacco cos’è? Vediamo un poco…
Policrito apre il sacco e avvicina il viso per guardare all’interno.
Policrito: Cosa diavolo…?!
Testa di Ema (liberandosi con uno scrollone dal bavaglio e dai tappi per le orecchie): Un altro Saint? All’attacco!!!
Ema tira una violentissima testata a Policrito. Il Saint della Mosca indietreggia, barcollando, portandosi una mano sulla fronte dolorante. Ema non lascia tregua all’avversario e lo tempesta di capocciate, fino a farlo crollare a terra svenuto.
Testa di Ema: E ora che sono libero, è ora di tornare dal mio corpo!
Filippide (in piedi, tenendo con una mano l’estremità del guinzaglio): Niente affatto. È stato un po’ un azzardo, ma fingermi svenuto e farmi sottrarre il sacco da Policrito era l’unica speranza di sconfiggerlo.
Testa di Ema (caricando verso la fronte di Filippide): E ora io sconfiggerò te!
Filippide (infilando due dita negli occhi di Ema): Hai dimenticato la mia velocità? In questo momento non sarò in grado di effettuare i miei famosi scatti, ma a fermare una testa in volo ci arrivo ancora.
Testa di Ema (chiudendo gli occhi): BUUUARGHH!!!
Filippide (girando con una mano la testa in direzione di Atene e afferrandola con l’altra per le narici): E ora tu mi aiuterai trainandomi un po’ in direzione di casa.
Testa di Ema: Te lo puoi scordare!
Filippide (tirando le narici di Ema verso l’alto): Scusa, stavi dicendo? Non ti ho sentito…
Testa di Ema: UAAARGHH!!! Maledetto, me la pagherai!
Filippide: Avanti! Tira, cavallino, su!
 
 
Qualche ora più tardi, sulla nave ammiraglia persiana…
Demarato (entrando nella cabina di Ares): Ares, ci sei? Ho steso alcune ideuzze per conquistare Sparta sfruttando al meglio l’esercito ateniese non appena sarà dei nostri. Spero tu non sia contrario ad alcuni interventi chirurgici poco invasivi sui nostri prossimi effettivi. Ecco, guarda queste pergamene. Questo soldato che vedi disegnato qui è un’atenaglia, mentre quelli che vedi intorno al corpo di quest’altro li ho chiamati atentacoli
Ares (con gli occhi chiusi): Silenzio, Demarato. Non vedi che sono concentrato?
Demarato: E perché sei concentrato?
Ares: Sento che numerosi cosmi partiti da Maratona stanno attraversando l’Attica per dirigersi verso Atene.
Demarato: Pensi che siano gli avversari che abbiamo lasciato sulla piana di Maratona?
Ares: Ne sono certo. In qualche modo devono aver sconfitto le nostre truppe.
Demarato: C’è da preoccuparsi?
Ares: Ovvio che sì. Stiamo parlando di quei paraculo dei Saint, d’altra parte. Di questo passo potrebbero arrivare addirittura a precederci e raggiungere la polis prima di noi. Ma io non mi farò fregare. Demarato, avverti all’istante gli equipaggi di sette navi di tenersi pronti. Cercherò di teletrasportarli presso i nostri nemici.
Demarato: Ok!
 
 
Poco dopo, nel bel mezzo dell’Attica…
Milziade: Aspettate, ragazzi. Non ce la faccio più. Forse dovremmo riposare qualche minuto.
Sofane: Già stanco? Curioso… Da quello che sapevo io, i Gold Saint sono in grado di fare sette volte il giro completo del pianeta in un solo secondo.
Milziade: Quello è un modo di dire…
Ditirambo: Milziade, razza di idiota, non possiamo perdere il ritmo proprio ora! È ancora presto per riposare. Possiamo tutti tenere duro ancora per un po’.
Milziade: Allora liberiamoci dell’armatura e di ogni peso superfluo. È l’unico modo se vogliamo arrivare in tempo ad Atene.
Sofane: Ti puoi scordare che io mi separi di nuovo dalla mia armatura e dalla mia ancora!
Milziade: Perché di nuovo? Anzi, non mi interessa. Sofane, Ditirmabo, voi fate quello che vi pare. Gli altri seguano il mio consiglio.
Tutti gli opliti, a esclusione di Sofane, iniziano a separarsi dall’armatura e dalle armi.
Dienece: Aspettate! Recuperate le armi! Nemico in vista!
Milziade: Nemico? Non vedo nessuno…
Dienece: Dal cielo! Stanno arrivando dal cielo!
Milziade (sollevando lo sguardo): Dal… dal cielo?!
I soldati sollevano lo sguardo e scorgono sette navi persiane piombare giù dal cielo.
Sofane: Possibile che anche i Berserker abbiano delle navi in grado di volare?
Eschilo: A me sembra siano in grado solo di precipitare. AL RIPARO!!!
Le navi si schiantano a terra, seppellendo sotto il loro peso diversi soldati ateniesi e plateesi. Dai resti delle imbarcazioni emergono i corpi deformati dei soldati berserker, che con pochi movimenti scattosi e disarticolati riescono a recuperare le loro fattezze. Le loro mani, pronte a combattere, impugnano giavellotti, kopis e asce.
Milziade: Maledizione, si ricomincia…
Eschilo: Abbiamo ancora con noi alcuni talismani. Cercano di fermarci, ma noi fermeremo loro!
Ditirambo (sorridendo feroce): Massacriamoli tutti!