SAINT SEIYA CHRONICLES:
FIRST BLOOD

CAPITOLO F.13
SPARTA, ADDIO


 
Qualche notte prima, mentre Cleomene e i suoi devono ancora raggiungere l’isola di Egina, in una piccola abitazione segreta ai margini di Sparta, Demarato riprende conoscenza…
Alfeo (in Gold Cloth): Tutto bene, Demarato?
Demarato (in abiti leggeri): Sì, sto bene, almeno credo…
Alfeo: Temevo che i colpi di Leotichide avessero compromesso irrimediabilmente i tuoi organi interni e che non ti saresti più risvegliato.
Demarato (mettendosi a sedere sul letto): Spiacente di non aver soddisfatto le tua aspettative.
Alfeo: Fai piano, hai ancora bisogno di riposo.
Demarato: Chi è quella donna mascherata in fondo alla stanza? Non sarà per caso…
Alfeo: Non agitarti. È proprio la Pizia di Delfi, colei che ha proferito le parole che ti hanno definitivamente incastrato facendoti perdere trono e cloth. Mi ha chiesto di conferire con te e l’ho portata di nascosto fin qui.
Demarato: E perché è ancora viva?
Alfeo: Ti prego di ascoltare quello che ha da dirti. Potrebbe esserci di grande aiuto per recuperare la corona e per togliere di mezzo Cleomene una volta per tutte.
Demarato: Uff… Sentiamo…
Perialla (con indosso la maschera e un semplice peplo): Re Demarato, presso l’Agora tu hai detto di ricordarti di me. Eri nel giusto, sebbene sia per me grande meraviglia che tu non ti sia dimenticato di me dopo quasi diciassette anni.
Demarato: Tu eri la sacerdotessa del Santuario di Eleusi… Sei la Silver Saint della Gru!
Perialla: Sì, è così. Il mio nome è Perialla. Dal giorno in cui Cleomene tentò invano di convincere gli eserciti del Peloponneso a mettere a ferro e fuoco Eleusi, mi ha sempre tenuto sotto il suo controllo. Grazie ad alcuni suoi contatti mi ha inserito a Delfi come nuova Pizia e mi ha usato per i suoi scopi.
Demarato: Come ad esempio quattro anni fa…
Perialla: Esatto. Quattro anni fa, Re Cleomene mi ha obbligata a emettere un vaticinio che ha portato all’insensato massacro di molti soldati argivi e la conquista del loro Santuario. Allo stesso modo lui e i suoi uomini mi hanno costretta a proferire presso l’agorà le parole che ti hanno messo in cattiva luce nei confronti di tutta Sparta.
Demarato: Fantastico. E pensare che, senza volerlo, quel giorno a Eleusi sono stato proprio io a suggerirgli l’idea di corrompere la Pizia di Delfi per i propri scopi. Ebbene, cosa vuoi adesso da me?
Perialla: Voglio che tu mi liberi da questo giogo e dalle sue continue minacce. Speravo che dopo qualche tempo mi lasciasse in pace, ma sono passati troppi anni e ancora non mi sono liberata di lui. Sono disposta a testimoniare presso gli Efori, o chiunque altro desideriate, che vi è stato strappato il trono con l’inganno. In cambio chiedo, per la mia sicurezza, che Cleomene venga eliminato per sempre.
Demarato: Chiedi molto, ragazza, anche se la proposta mi alletta parecchio. Quindi saresti disposta a tradire Cleomene, eh? Non pensi che lui possa aver previsto questa tua mossa e averti fatto seguire dai suoi uomini fino a qui?
Perialla: Sono stata prudente. Gli ho detto che sarei tornata a Delfi, ma nel frattempo sono stata raggiunta in segreto da mia sorella gemella, ho scambiato i miei vestiti con i suoi e l’ho fatta partire al mio posto insieme alla mia cloth. Cleomene non ha sospettato nulla e, dopo averla vista andare via, è partito a sua volta per Egina.
Demarato: Mmmhhh… Fammi indovinare. Tu sei certa che io non ti ucciderò seduta stante perché hai lasciato detto a tua sorella che, se non farai ritorno a Delfi, dovrà diffondere la notizia che Demarato ti ha ucciso per vendetta. E se questa voce giunge alle orecchie degli Spartani difficilmente potrò riottenere il mio trono.
Perialla: Siete molto acuto.
Demarato: Tu sopravvaluti il mio buonsenso, donna. Le mie mani tremano per il desiderio di stringersi intorno al tuo collo. Chi mi dice, inoltre, che tu non stia ancora ubbidendo agli ordini di Cleomene e che tu non sia qui solo per tirarmi qualche altro brutto tiro? Stai parecchio attenta, perché io non ci casco in certi giochetti! Io ti ho capita, tu sei una che gioca sporco esattamente come il tuo padrone!
Alfeo: Demarato, non scoraggiarla troppo. Ha buone intenzioni, me lo sento.
In quel momento qualcuno bussa alla porta.
Demarato: Alfeo, la porta!
Alfeo: Cosa facciamo?
Demarato: Apri pure, non abbiamo molte altre scelte. Se è un semplice impiccione fallo fuori, ma assicurati che nessun’altro ti veda.
Alfeo: Ricevuto.
Alfeo apre con molta prudenza la porta. Nell’oscurità della notte si staglia la figura di un ragazzino coperto da un ampio chitone con il quale cerca di nascondere al meglio la sua armatura d’argento. Sui rami degli alberi tutt’intorno sono posati numerosi uccelli neri.
Ditirambo: Sono io, Ditirambo. Marone mi ha detto dove trovarvi.
Alfeo: Presto, entra, ragazzo, prima che ti veda qualcuno.
Ditirambo entra all’interno della piccola casupola e si dirige verso il letto di Demarato. Alfeo si affretta a richiudere la porta.
Demarato: Ditirambo, che sorpresa. A quanto pare sei ancora vivo. Ne sono lieto. In questo momento ho bisogno di quanto più aiuto possibile.
Ditirambo: Anch’io sono lieto che lei stia bene. Non mi fraintenda, però. Sono qui solo per dirle addio.
Demarato: Ditirambo, ritira subito quanto hai detto. Ti ricordo che tu sei mio. Avevamo un patto, ricordi?
Ditirambo scuote la testa sconsolato.
Ditirambo: Signore, io ricordo soltanto che lei mi ha promesso che a Sparta non avrei più vissuto come un emarginato, eppure…
Proprio in quel momento fa capolino da un piccolo lucernario uno dei corvi di Ditirambo.
Ditirambo: Cosa succede, Eumelo?
Eumelo: CRAA CRAAA!!!
Ditirambo: Cos…?! I sicari di Cleomene! Hanno circondato l’edificio!
Numerosi Saint e aspiranti Saint circondano la casa e iniziano a bersagliarla con bordate di cosmo. I corvi di Ditirambo si levano in volo spaventati. Dopo pochi istanti la casa salta in aria. L’esplosione non è però causata dai colpi dei sicari, bensì proviene dall’interno e coglie di sorpresa gli sgherri. Dai bagliori della semi-sfera di energia, emergono le sagome di quattro guerrieri che, saltando in direzioni diverse, si lanciano ad affrontare i loro avversari.
Uno di questi getta via il proprio ampio mantello mentre è ancora in volo, rivelando la Silver Cloth del Corvo. I suoi colpi sono veloci come il vento, le sue mani e le sue gambe implacabili come artigli.
Un altro dei quattro combatte a petto nudo. Alcuni sicari sono convinti di poterlo battere facilmente ora che è privo della sua Gold Cloth. Subito dopo le loro anime vengono strappate via dai loro corpi e gettate nella bocca degli Inferi.
Egli non è il solo a combattere con disinvoltura senza la propria armatura, in quanto un altro membro del gruppo, una donna protetta soltanto da una maschera d’argento, riesce a dare del filo da torcere al proprio avversario, evitando con estrema destrezza le palle chiodate da lui lanciate.
Il quarto, infine, ammantato da bagliori dorati, elimina interi gruppi di nemici, uno dopo l’altro, guidato da una meticolosa furia omicida. Non si preoccupa, egli, di un nemico nascosto nell’oscurità, che spera di decapitarlo con il suo disco argentato, in quanto è certo che un quinto eroe lo coglierà alle spalle stritolandolo tra le sue braccia, come di fatto avviene.
Alfeo: Grazie, Marone. Ora però occupati soltanto dei pesci piccoli, che agli altri ci penso io.
Mentre Alfeo, Marone, Ditirambo e Demarato si occupano di annientare il grosso delle forze nemiche, Perialla ne approfitta per concentrare le sue attenzioni su un unico avversario, il Saint con le palle chiodate, sua vecchia e odiata conoscenza.
Cobone, Silver Saint di Cerbero: Sei diventata veloce, Perialla.
Perialla (continuando a evitare i colpi dell’avversario): Non sono più la ragazzina che Cleomene ti affidò più di dieci anni fa per tenerla sotto il tuo controllo.
Cobone: Tu dici? Io invece scommetto che alla fine ti sottometterai esattamente come quella ragazzina. In fondo l’hai sempre fatto.
Perialla: Se ne sei così convinto lascia che ti dia un assaggio dei miei veri poteri.
Cobone lancia una delle sue palle chiodate in direzione di Perialla. Stavolta la Sacerdotessa Guerriero non evita il colpo, ma afferra invece la sfera a mani nude, distruggendola un attimo dopo.
Cobone (sudando freddo): Che cosa…?! Com’è possibile?!
Perialla (circondata da un’aura dorata): Avrei potuto far fuori Cleomene già diverso tempo fa. Questo mi avrebbe messo in salvo? No di certo. Sarei stata catturata e condannata per il mio gesto. Ma ora, con l’appoggio di altri Gold Saint (almeno spero), il discorso cambia completamente. Ora è tempo di scrollarmi di dosso il mio passato.
Cobone lancia l’altra palla chiodata. Perialla corre incontro alla sfera e, roteando su se stessa, la frantuma con un calcio. Subito dopo sfonda l’armatura e il petto di Cobone con un pugno.
Cobone: D-dannata… N-non pensare di avermi sconfitto…
Perialla: Crepa mille volte.
Perialla concentra il cosmo nel pugno ancora infilato nel petto di Cobone e fa esplodere il suo corpo dall’interno, finendo ricoperta di sangue.
Uno degli ultimi sicari ancora in vita striscia in direzione del suo comandante e allunga il braccio sanguinante in gesto di supplica.
Sicario: Comandante, la prego, ci dia una mano. Ci stanno massacrando!
Eurito: E voi sareste dei valorosi guerrieri spartani?
Sicario: N-no… Io sono di Tebe, a dire il vero.
Eurito: Peggio del peggio!
Eurito punta un dito in direzione del tebano e lo disintegra.
Alfeo (staccando la testa con una manata all’ultimo sicario): Bene, qui forse abbiamo finito. Eurito, che intenzioni hai? Non eri partito insieme a Cleomene?
Eurito: No, mi ha lasciato qui a darvi la caccia. Non capisco però perché la Pizia Perialla si sia unita a voi.
Demarato: Eurito, non hai da preoccuparti. I giorni di Cleomene sono contati. Perialla ha deciso di sua spontanea volontà di testimoniare contro Cleomene. Il vaticinio che mi ha incastrato era solo un falso orchestrato da lui.
Perialla: Questo significa che avete deciso di accettare il mio accordo?
Demarato: Certamente. Dopo questo attacco a sorpresa quel bastardo mi ha fatto proprio arrabbiare.
Eurito: Demarato, se quello che dici è vero, vi lascerò andare via da Sparta. Mi occuperò personalmente di proteggere Perialla e condurla dagli Anziani. Quando tutto sarà sistemato… se tutto quanto verrà sistemato, potremmo rivederci in amicizia tra pochi giorni.
Demarato: Tu non hai capito, Eurito. Nessuno va da nessuna parte. Questa è la mia città e da qui non mi muovo.
Eurito: Così mi metti in grossa difficoltà nei confronti degli ordini che ho ricevuto, Demarato.
Demarato: Su, su, non farne tante. Se hai così tanta paura di Cleomene puoi andartene tu da Sparta, altrimenti non sperare di farci fuori tutti quanti. Per quanto tu sia forte sarebbe pura follia anche solo pensarlo.
Eurito: Mi suggerisci di ritirarmi dalla lotta?
Demarato: Ti suggerisco di credere in me. Non siamo noi i tuoi nemici. Cleomene è solo un pazzo alcolizzato con una grossa ossessione nei confronti di Atene. Lo so io e lo sai anche tu. Mi ha tirato giù dal trono solo per potersi portare dietro un altro re e catturare così un egineta per conto degli Ateniesi. A te sembra normale tutto questo?
Eurito: In effetti non molto.
Demarato: Bene, allora abbiamo chiarito tutto.
Alfeo: Demarato, pensaci bene. L’idea di allontanarsi momentaneamente da Sparta non è così male. Potremmo subire altri attacchi quando meno ce lo aspettiamo. La prossima volta non sappiamo con chi potremmo avere a che fare e potremmo non essere così fortunati da poter combattere uno a fianco dell’altro.
Demarato: Alfeo, ho già parlato. Vatti a risposare, ora. Mi occupo io di tirare gli Anziani giù dal letto.
Alfeo: Come vuoi tu. Ma sii prudente.
Demarato: Non c’è bisogno di dirmelo. Piuttosto dillo a quell’incosciente. È colpa sua se siamo caduti in trappola.
Ditirambo: Si riferisce a me?
Demarato: Non ha più importanza, ormai. D’ora in poi cammineremo alla luce del sole e accada quel che accada.
Ditirambo: Però io mi sono mosso con prudenza. Non credo che…
Demarato: E tutti quei corvi che stavano appollaiati sui rami la chiami prudenza? Tanto valeva scrivere un cartello gigante che indicava il nostro nascondiglio. Hai ancora molto da imparare, ragazzo. Ma non preoccuparti, abbiamo ancora parecchio tempo davanti per qualche sana strategia di battaglia.
Ditirambo: Mi stia bene a sentire! Non ho chiesto io di essere braccato come un animale. Non è questa la vita che mi aspettavo di vivere a Sparta!
Demarato: Oh, bella! E quale vita ti aspettavi? Non è una Silver Cloth quella che indossi? Non è la via del guerriero quella che hai deciso di intraprendere? Non sono forse le esperienze che hai vissuto in questi giorni quelle che più ti hanno aiutato a crescere e a formarti? In cosa pensi che consista la vita di un Saint? Raccogliere margherite?
Ditirambo: La vita non consiste soltanto nella via del guerriero!
Alfeo: M-mi sanguinano le orecchie…
Demarato (in facepalm): Oh, no, no, no, no, no! Non ci siamo proprio. Quanto si vede che sei cresciuto ad Atene.
Ditirambo (girando le spalle e incamminandosi): Vorrà dire che ci tornerò, ad Atene! L’esercito persiano potrebbe attaccare da un momento all’altro e voi non fate altro che malmenarvi tra di voi! Andrò dove potrò essere veramente utile.
Demarato: Ditirambo, torna indietro.
Ditirambo fa finta di non sentire e continua ad allontanarsi.
Demarato: DITIRAMBO, TI HO DATO UN ORDINE!
Alfeo: Lascialo andare, Demarato. Non è ancora pronto per una città come Sparta. Se sarà destino, le vostre strade si incroceranno di nuovo, un giorno.
Demarato: …
 
 
Il pomeriggio del giorno dopo, in una delle vie principali di Sparta, tutti i passanti si voltano a guardare incuriositi e stupiti l’ex sovrano Demarato che passeggia imperioso e ad ampie falcate.
Demarato: Ehi tu, laggiù, vecchiaccio, levati dalla mia strada!
Eforo1: Demarato…
Demarato: Ah, scusami, non ti avevo riconosciuto, vecchia mummia.
Eforo1: Cosa ci fai ancora qui, Demarato? Non è prudente per te restare a Sparta in questi giorni.
Demarato: E dai! Ancora con questi discorsi. C’avete una fissa tutti…
Eforo1: Perialla ha dichiarato che il suo vaticinio era un falso e, non appena i due re saranno di ritorno da Egina, saranno entrambi processati per questo.
Demarato: Lo vedi? Non ho nulla di cui preoccuparmi, allora.
Eforo1: Hai da preoccuparti di parecchie cose, invece. Non solo potresti essere colto di sorpresa da un sicario di Cleomene, ma il tuo comportamento ti sta nuovamente mettendo in cattiva luce davanti a tutta Sparta. Tra gli uomini che avete ucciso ieri c’erano parecchi padri di famiglia e nobili spartiati che godevano di grande rispetto in città.
Demarato: Erano solo un branco di farabutti.
Eforo1: Hai molte qualità, Demarato, ma la diplomazia non è il tuo forte. Se vuoi riavere il trono devi smetterla di ragionare in questo modo. Quello che devi fare ora è allontanarti da Sparta per qualche giorno, aspettare che le cose si sistemino e poi fare il tuo ritorno trionfale. Lascia tutto nelle mani mie e degli altri Efori. Nel frattempo…
Demarato: Sì?
Eforo1: Nel frattempo se tu decidessi di partire come ti ho consigliato e casualmente dovessi incrociare la strada di Cleomene, non sarebbe per noi un problema se tu lo eliminassi per legittima difesa.
Demarato: Questo suona interessante… Continua.
Eforo1: Noi Efori siamo dalla tua parte, Demarato. Lo siamo sempre stati, ma dobbiamo far fronte alle leggi dello Stato. Tu conosci i nostri segreti e come noi concordi sul fatto che la dea Athena non sia in grado di difendere l’Ellade… motivo per il quale la teniamo costantemente imbottita di droghe presso la tredicesima casa di Atene. Sei sulla nostra stessa linea di pensiero, Demarato, è innegabile, e non importa il modo che troverai per riconquistare il tuo titolo di sovrano. Non importa che mezzi userai e con chi ti dovrai alleare. Ricorda queste mie parole, Demarato. Noi desideriamo che tu possa sedere di nuovo sul trono e contiamo su di te per una nuova Sparta. Una Sparta guerriera, che creda e viva per l’arte della guerra.
Demarato: Intrigante, molto intrigante. Non potevo sperare di udire parole migliori. Può darsi che darò ascolto a qualcuno dei tuoi consigli, vecchio, dipende tutto da come si metteranno le cose. Eh! Siete proprio cinque pazzi, voialtri! Mi piace, mi piace! Ora però dimmi un’ultima cosa. L’altro giorno, presso l’agorà di Sparta, tu e gli altri Efori avete sostenuto che le voci su mio padre fossero veritiere… Che egli avesse veramente pronunciato quella frase e dubitato che io fossi suo figlio.
Eforo1: Come ti abbiamo già detto, era nostro dovere in quella circostanza riferire soltanto la verità. Quindi sì, abbiamo veramento udito quelle parole.
Demarato: Capisco. Ti saluto, vecchio. Devo parlare con una persona.
Non appena Demarato si allontana, si materializzano altre quattro figure a fianco dell’Eforo1.
Eforo2: Stento a credere a quello che ho sentito.
Eforo3: Strano modo di proteggere il tuo pupillo, amico mio.
Eforo1: L’ho protetto da voi quattro, in realtà. Volevate disfarvi anche di Demarato, no? In questo modo non vi darà più fastidio.
Eforo5: Ma potremmo ritrovarcelo come nemico.
Eforo1: Nemico di Sparta, forse. Qualsiasi cosa accadrà, continuerà a crederci suoi alleati e potremmo sfruttare questa carta a nostro vantaggio.
Eforo4: Sei stato astuto, devo riconoscerlo. Hai lasciato che capisse quello che voleva lui.
Eforo2: Non stupirtene. Tra noi cinque Astrabaco è sempre stato quello più scaltro. L’ho sempre saputo.
Eforo1: Come sempre sei fin troppo gentile, Cecrope. Spero solo che Demarato non complichi troppo le cose. È un uomo alquanto imprevedibile.
Eforo3: Ed è proprio per questo che avevamo deciso di liberarcene. Leotichide potrebbe rivelarsi un valido nuovo acquisto. È facilmente manipolabile.
Eforo4: Al posto di Cleomene, invece…
Eforo5: Direi che la risposta è fin troppo ovvia per tutti…
 
 
Poco dopo, Demarato bussa alla porta di un’anziana signora…
Demarato: Apri madre, sono io.
Madre di Demarato (aprendo la porta): Figlio mio, quanto tempo! Come stai?
Demarato (entrando in casa): Non benissimo. Ho perso il trono, ma conto di recuperarlo.
Madre di Demarato: Come mi spiace, mio caro. Dai, prendi un po’ di sisamithis, così ti tiri un po’ su di morale. Li ho appena preparati.
Demarato: Basta con le smancerie, madre. Sai che non le sopporto. Dobbiamo parlare di una cosa seria e abbiamo poco tempo.
Madre di Demarato: Poco tempo? E perché? Sei appena arrivato e vuoi già andare via?
Demarato: Abbiamo poco tempo semplicemente perché questo capitolo doveva essere un breve capitolo di transizione e, come al solito, sta diventando una roba senza fine. Poi non ci stupiamo se i Lettori si stufano e ci piantano in tronco tutti quanti.
Madre di Demarato: Se il capitolo è troppo lungo basta dividerlo in due parti. Che problema c’è?
Demarato: Non stavolta, madre. Non stavolta.
Madre di Demarato (avvicinandogli i dolcetti): Peccato che tu non abbia tempo per i miei sisamithis. Li ho fatti con il miele del monte Imetto. Da bambino ne andavi ghiottissimo.
Demarato: Beh, se sono fatti con il miele del monte Imetto…
 
Mezz’ora dopo…
Demarato: Munch, munch… Ma quanti ne hai fatti, madre?
Madre di Demarato: Sono contenta che ti piacciano. Ne faccio sempre uno o due moggi al giorno, nella speranza che passi a trovarmi e li trovi pronti belli freschi. Ti ricordi il giorno del tuo sesto compleanno? Facesti una tale indigestione che…
Demarato: Tic tac, madre. Tic tac.
Madre di Demarato: Che vuol dire Tic tac, figlio mio?
Demarato: Non lo so di preciso, ma credo significhi che dobbiamo darci una mossa con la storia.
Madre di Demarato: Sarà certamente così.
Demarato: Credo anch’io. Ancora uno. Munch, munch…
Madre di Demarato: Prendi, prendi pure…
Demarato: Dicevo… Dobbiamo parlare di una questione importante. Girano voci che io possa non essere figlio di Aristone. C’è qualcosa di vero in tali dicerie?
Madre di Demarato: Quello che posso dirti, figlio mio, è che la notte in cui sei stato concepito io ho fatto l’amore con due giovini, uno dei quali era tuo padre.
Demarato: Due contemporaneamente? Madre, mi sorprendi. Non ti sapevo così zozzona.
Madre di Demarato: Non contemporaneamente, sciocchino. Prima uno e poi l’altro.
Demarato: Ah, beh, questo cambia tutto…
Madre di Demarato: Lascia che ti spieghi. Era notte fonda e ricevetti la visita di un giovine aitante che pensavo essere tuo padr… volevo dire… che pensavo essere Aristone. Dopo essere giaciuta con lui e prima di andare via, il giovane mi ha cinto la fronte con una corona nuziale. In seguito giunse nella stanza tuo padr… giunse Aristone e…
Demarato: Madre, per piacere… Il racconto è già abbastanza avvilente di suo…
Madre di Demarato: Sì, perdonami. Dicevo… Arrivò Aristone e mi chiese da dove arrivava quella corona. Io gli risposi che me l’aveva data lui stesso, ma a quanto pare non era così. Scoprimmo in seguito che la corona proveniva da un tempietto dedicato all’eroe leggendario Astrabaco.
Demarato: Mi stai quindi dicendo che potrei essere figlio di questo fantasma, giusto?
Madre di Demarato: O suo o di Aristone. Chiarito l’equivoco della corona ho giaciuto anche con lui.
Demarato: Mi sembra logico.
Madre di Demarato: Spero di esserti stata di aiuto.
Demarato: Avrei preferito lo fossi stata un po’ di meno. Ora ti saluto. Vado via.
Madre di Demarato: Tornerai a trovarmi, vero? Ti preparo le plakountes farcite!
Demarato: Tu falle, poi vediamo.
 
 
Quella sera, alle porte di Sparta (sì, va bene, si fa per dire, Sparta non ha mura di cinta)…
Alfeo: Vai da qualche parte, Demarato?
Demarato: Qualcosa del genere. Credo sia arrivato il momento di ampliare un po’ i miei orizzonti.
Alfeo: Ti va se ti faccio compagnia? Sparta ultimamente mi sta un po’ strettina.
Demarato: Fa’ come vuoi. Sei un uomo libero, Alfeo. Lo siamo tutti.