SAINT SEIYA CHRONICLES:
FIRST BLOOD

CAPITOLO F.04
ALLA CORTE DI RE DARIO (seconda parte)


 
Qualche ora più tardi…
Nel cuore della notte, Artaferne sgattaiola fuori dalla sua stanza e riesce a sorprendere una guardia alle spalle.
Artaferne (puntando un coltello alla gola della guardia): Veloce, dimmi dove si trova la stanza del coppiere Ema.
In quel momento sopraggiungono nel corridoio Ema e Artabano.
Artaferne: Voi…
Artabano: Non fare domande e seguici. Avrai tutte le risposte che ti servono.
Artaferne: Ma la guardia…
Artabano: Non dirà niente. È dalla nostra parte.
Artaferne lascia andare la guardia e la osserva stupito. La guardia sorride e con un cenno invita il gruppetto a seguirla. All’esterno del palazzo, Artaferne, Artabano e Ema trovano tre cavalli già sellati e pronti per essere cavalcati. Grazie a essi i tre raggiungono una radura nel bel mezzo di un bosco secolare poco distante. Ad attenderli vi sono centinaia di persone incappucciate, alcune delle quali portano una fiaccola per rischiarare l’oscurità della notte. Avvicinandosi a loro, Artaferne riconosce molti personaggi di spicco e di grande influenza all’interno della corte persiana.
Dati: La stavamo aspettando, satrapo Artaferne.
Artaferne: Generale Dati, anche lei qui! Non capisco, Artabano, perché mi hai portato qui? Cosa sta succedendo?
Artabano: Fratello, una parte di te ha già compreso il motivo di questa riunione in mezzo ai boschi. Tutto quanto avvenuto finora e tutto quello che avverrà a breve fanno parte di un disegno divino… il disegno di un dio di cui anche tu hai sentito il richiamo qualche anno fa.
Artaferne, rammenta le parole di Ema di poco prima e si gira verso di lui. Il coppiere prende la parola.
Ema: Come accennava anche Dario, io e mio fratello abbiamo viaggiato a lungo. Scopo del nostro viaggio era conoscere la terra sacra al nostro dio Ares.
Artaferne: A-Ares?!
Ema: Nelle terre selvagge e brutali della Tracia abbiamo vissuto anima e corpo il significato più profondo di una spiritualità che affonda le sue radici negli istinti più violenti e primordiali dell’uomo. Carne, sangue, ossa: questo è quello di cui siamo fatti e questo è quello che bramiamo. Le preghiere che rivolgiamo al nostro dio sono la stessa paura e il terrore che incutiamo nei nostri avversari, la morte in battaglia, il caos! I campi di battaglia sono i santuari nei quali celebriamo il nostro legame con il divino. In Tracia abbiamo avuto modo di essere più vicini che mai al nostro signore e di invocare la sua venuta tra di noi. Il tonfo delle teste mozzate che abbiamo fatto capitolare al suolo e poi impilato le une sopra le altre e le grida di supplica dei nostri numerosi avversari hanno raggiunto il suo orecchio e, grazie a questo, tutti i popoli della Ionia, della Grecia e dello sconfinato impero persiano hanno sentito ribollire il proprio sangue, venendo a guerra e combattendo gli uni contro gli altri, rovesciando tiranni, uccidendosi tra fratelli.
Artaferne: Quindi la figura gigantesca che ho visto quel giorno tra le fiamme era Ares!
Artabano: Sì, fratello, lo stesso dio che, alla guida di un cocchio asiatico trainato da quattro cavalli dal respiro infuocato, visita regolarmente i miei sogni da molti anni ormai. Quel dio è alleato e ospite di quell’altro dio che dimora sottoterra e che abbisogna continuamente di anime valenti per accrescere il proprio esercito. Per richiamare Ares tra noi dovremo quindi soddisfare entrambi gli dèi e donare uno spirito guerriero che possa unirsi a una stella demoniaca e generare uno dei tre Giudici Infernali dell’armata dell’oltretomba.
Artaferne: Quello spirito sarei io? Fratello, le tue parole mi colpiscono nel profondo, ma allo stesso tempo non posso rinunciare alla vendetta nei confronti di Atene. Voi tutti che mi parlate dell’estasi della guerra non mi potete privare di questa battaglia.
Dati (avvicinandosi a Artaferne e mettendogli una mano sulla spalla): Artaferne, non crucciarti. Sarò io a condurre la battaglia nell’Ellade in tuo nome.
Artaferne: Tu?! Ho sempre pensato che saremmo stati io e Mardonio a guidare l’esercito.
Dati: Artaferne, sai benissimo che Mardonio non è ancora guarito dalle terribili ferite ricevute nella battaglia contro i Traci Brigi e che anche tu, da quel giorno a Sardi, non sei più stato lo stesso.
Artabano: Artaferne, senza di te questa guerra non potrà essere vinta. Sei fondamentale per noi, ma il tuo prezioso aiuto non si realizzerà sopra un campo di battaglia.
Artaferne: Le cose stanno così, dunque.
Artabano: Questa notte dovrà portarsi a termine ciò che è stato interrotto sette anni fa e nel sangue e nelle fiamme richiamare sulla terra il dio che muove e ispira alla guerra.
Artaferne: D’accordo, Artabano. Se questo è il mio destino, lo accetto con orgoglio. Ho soltanto una richiesta. Se io non potrò essere presente durante la battaglia contro Atene, ti chiedo perlomeno che mio figlio, che porta il mio stesso nome, possa affiancare al comando il generale Dati come luogotenente.
Artabano: Certo, fratello. Te lo prometto. Sarai felice di sapere che tuo figlio è qui con noi e ha ascoltato le tue parole.
Una delle figure incappucciate avanza tra la folla e abbassa il suo cappuccio, rivelando il viso sorridente del figlio di Artaferne.
Artaferne: Benissimo. Ora più che mai non ho alcun ripensamento. Procediamo.
Artabano fa un gesto alle persone incappucciate e queste si aprono sui lati rivelando una grande pira di legno.
Artabano: Devoti servitori di Ares! Salutiamo con onore il nostro fratello, prescelto dagli dèi per essere donato in sacrificio e per aprirci la strada a una gloriosa battaglia contro i popoli dell’Ellade.
Persone incappucciate (in coro): Egli è il prescelto per essere il sacrificio! Sacrificio! Egli è il sacrificio! Sacrificio!
Artaferne raggiunge la pira. Alcuni uomini si offrono di legarlo, ma lui rifiuta orgoglioso. Altri si avvicinano con le fiaccole e danno fuoco alle sterpi e al legname alla base.
Artabano: Ares! Osserva il nostro coraggioso fratello che ti chiama tra noi. Accorri a noi, dio della guerra!
Le fiamme avvolgono Artaferne come tentacoli.
Artaferne: UUUARGHHH!!!
In quel momento sopraggiungono numerosi soldati a cavallo, A guidarli sono Dario e Kokalo.
Dario: Cosa diavolo sta succedendo qui? Kokalo mi ha avvisato di strani movimenti tra i miei uomini e sono venuto a controllare. Artabano, fornisci una spiegazione per tutto questo. Chi è quell’uomo che sta bruciando sulla pira? Non sarà… non sarà Artaferne, vero?
Artabano: Bravo, Kokalo. Hai condotto qui Dario proprio al momento giusto. Esattamente secondo i piani.
Dario: Ko… Kokalo?
Kokalo tira un possente calcio a Dario, facendolo cadere da cavallo e facendolo ruzzolare a terra.
Dario: Come osi, stalliere? Dati, uccidi all’istante quest’uomo.
Dati non si muove.
Dario: Dati, perché non ubbidisci? Perché nessuno fa niente? Cosa significa tutto questo?
Dati: Ora lo capirai, mio Sire.
All’improvviso un roboante frastuono si genera dalla fiamme della pira e da essa emerge un gigante di fuoco che avanza tra le figure incappucciate fino a raggiungere Dario, ancora steso a terra. Il gigante lo solleva in aria afferrandolo per il collo e, subito dopo, si scompone in lingue di fuoco, che entrano dentro la sua bocca spalancata per il dolore.
Il re crolla a terra e inizia a tremare convulsamente. Dopo qualche secondo, fortissimi raggi di luce fuoriescono dai suoi occhi e dalla sua bocca. Al dissiparsi della luce, Dario si alza in piedi, cambia totalmente espressione e i suoi spasmi si interrompono di colpo. Negli occhi brilla un lampo scuro: occhi di drago iniettati di sangue. Da una oscura nube fuoriesce un’armatura rosso scarlatta che va a posizionarsi sul suo corpo.
Ares (con la voce di Optimus Prime): Voi, miseri mortali, state sfidando la volontà del grande Zeus richiamandomi sulla Terra, spero ne siate consapevoli.
Artabano (inginocchiandosi di fronte a Dario/Ares): Ne siamo consapevoli, dio della guerra, così come siamo altrettanto consapevoli di farti cosa gradita nell’offrirti di condurre la più grande battaglia che la storia potrà mai ricordare.
Ares: Una battaglia, dici?
Artabano: Quello che ti offriamo, sommo Ares, è un bagno di sangue e lo sterminio totale degli odiati Saint di Athena. Quello che ti offriamo è il dominio di questo mondo.
Ares scoppia in una fragorosa risata.
Ares: Povero stolto, non importa quanto il mio esercito possa essere vasto. Athena non potrà mai essere sconfitta! Voi non sapete nulla delle leggi di questo mondo e di come quella presuntuosa sia riuscita ad aggirarle tutte. In fondo a chi non piacerebbe vincere facile, caricando sempre i piatti della bilancia con fortune di peso diseguale?
Artabano: C-come dice?
Ares: Lasciamo perdere, verrà spiegato tutto nel dettaglio nel quinto volume della serie regolare. In ogni caso, la cosa positiva è che anche lei, come me, è un dio della guerra e questo mi dà la possibilità, perlomeno, di poter continuare a bearmi del perenne stato di conflitto degli uomini, del sangue, della sofferenza e di ogni forma di brutalità esistente. Tutte le scelte compiute da Athena hanno un rovescio della medaglia e quel rovescio sono io, Ares.
Artabano: Signore, non comprendiamo bene. Ci aiuterà, quindi?
Ares: Diciamo di sì. Possiamo comunque fare un tentativo. Per l’occasione voglio schierare direttamente la mia armata più potente. Non illudetevi troppo sul risultato, ma concentratevi sui fattori più importanti: teste mozzate, distruzione, crudeltà no-limits!
Artabano: Non la deluderemo, signore. E si fidi di noi, riusciremo a sconfiggere la dea Athena.
Ares: Fidarmi di voi? Non fatemi ridere. Voi da soli non siete in grado di affrontare nessuno. Per me, voi moscerini rappresentate solo degli involucri di carne. Chi sono i vostri generali? Uomo, sarai tu a guidare l’esercito?
Artabano: No, signore, abbiamo parlato a lungo nei miei sogni e sa bene che non ho alcun interesse nel combattere in prima linea. Generali, fatevi avanti!
Dati: Signor Ares, io sono l’uomo designato al comando supremo della spedizione in Grecia. Il mio nome è Dati.
Artaferne: E io, sommo dio della guerra, sono colui che è stato scelto come luogotenente del generale Dati. Il mio nome è Artaferne, figlio di Artaferne.
Ares: Bene! DEIMOS DELL’AVVOLTOIO, IL TERRORE! PHOBOS DEL DRAGO, LA PAURA! ACCORRETE E PRENDETE POSSESSO DI QUESTE DUE SACCHE DI SANGUE PER SCATENARE TUTTA LA VOSTRA FURIA!
Dati: Che…?! Prendere possesso…?!
Due spiritelli escono dal suolo. Dati e Artaferne cercano di scappare, ma vengono raggiunti e il loro corpo subisce una metamorfosi.
Artabano: UOMINI, NON ABBIATE PAURA! La vostra volontà non verrà cancellata del tutto, ma condividerà quella degli spiriti della guerra. Gioite, perché oggi per voi è un gran giorno. Il nostro sogno si realizzerà!
Ares: BERSERKER DELL’ARMATA DELLA FIAMMA!!! GIUNGETE A ME E PRENDETE POSSESSO DEGLI UOMINI DI PERSIA!
Un numero impressionante di spiritelli fuoriesce da sotto la terra. Alcuni di essi entrano nel corpo degli uomini incappucciati e in quelli a cavallo arrivati insieme a Dario, molti altri si alzano in cielo e si dirigono verso le principali guarnigioni distribuite nell’impero. Oltre ad Artabano, gli unici a non essere posseduti sono Ema e Kokalo.
Ares: Ema, Kokalo, ho ascoltato le vostre preghiere vergate col sangue e osservato la vostra indomita furia omicida e ho deciso che sarebbe uno spreco farvi semplicemente possedere da qualcuno dei miei spiriti. Per voi ho deciso un destino migliore e un posto d’onore al mio fianco. Da oggi voi sarete in tutto e per tutto dei guerrieri berserker.
Kokalo: Ti ringraziamo, Ares. È da tutta la vita che aspettiamo questo momento!
Ema e Kokalo si inginocchiano. Ares impone le mani sulla testa dei due fratelli e questi vengono avvolti dalle fiamme. I due soffocano un gemito, ma rimangono immobili nella loro posizione, sopportando il dolore. Ben presto le fiamme prendono forma e si solidificano in due sarkr, le armature dell’esercito berserker.
Ares: Benvenuti nel mio esercito, Kokalo del Bhuj e Ema del Jamadhar!
Ema/Kokalo: Ai suoi ordini, Ares!
Ares: Artabano, tu cosa pensi di fare, ora?
Artabano: Non preoccuparti di me, dio della guerra. Io me ne tornerò a palazzo, osserverò gli sviluppi della guerra e con molta pazienza attenderò il momento più opportuno per fare la mia mossa. Sapere che posso contare sulla tua presenza per me è già un gran successo.
Ares: Non abituartici troppo, mortale. E ora, che i preparativi per la guerra abbiano inizio!