SAINT SEIYA CHRONICLES:
SOUL OF BERSERKER

 

CAPITOLO S.26

 
Qualche giorno dopo, presso l’apadana, la sala delle udienze situata a nord del palazzo reale hadish di Susa…
Serse: Accidenti! Doppio e triplo accidenti! I Berserker sono riusciti a perdere anche in questa ultima parte della trilogia!
Atossa: La colpa è solo tua, mio sconsiderato figlio, per aver portato il nostro popolo alla rovina. Ah, se solo tu avessi seguito l’esempio di tuo padre, evitando così di valicare il confine del fiume Halys per folli disegni di guerra!
Serse: L’esempio di mio padre?! Madre, cosa dici?! Hai già dimenticato la battaglia di Maratona?
Atossa tira un ceffone a Serse.
Serse: Ahi! Madre, non mi percuotere, ti supplico! Lo sai che poi mi lasci i lividi!
Atossa: Non dire simili scemenze su tuo padre! È vero che in seguito all’incendio di Sardi il suo primo pensiero fu di vendicarsi degli Ateniesi, ma rammentando la sconfitta già subita con gli Sciti si guardò bene dal portare la guerra a un popolo ancora più temibile di quello. Lui era un grande uomo ed ebbe l’umiltà di comprendere fin dove poteva spingersi. Quello che fece fu limitarsi a temporeggiare e a sondare l’umore dei suoi uomini più fidati, nell’attesa che le acque si calmassero e tutti dimenticassero l’offesa ricevuta nelle nostre terre. Purtroppo suo fratello Artaferne, il generale Dati e molti altri non vollero dimenticare e questo li portò a invocare l’aiuto del dio della guerra Ares. Fu lui a invadere la Grecia, non Dario! Ma il tuo caso è diverso, mio sciagurato figlio. Quando tu fosti posseduto da Ares, eri già in viaggio verso occidente. E quando Ares abbandonò il tuo corpo, fosti sempre tu a permettere che il nostro esercito fosse massacrato a Platea e a Micale. Sei tu l’unico responsabile di quanto è avvenuto negli ultimi tempi!
Serse: Mi pento e mi dolgo, o madre!
Atossa (tirandogli altri due ceffoni): Troppo tardi! Dovevi pensarci prima!
In quel momento sopraggiunge un servitore di palazzo.
Servitore: Sire, gli ospiti che attendevate hanno superato le porte della città e sono ormai in prossimità dei Propilei. Vostro zio Artabano è andato personalmente ad accoglierli.
Serse (guardandosi il viso nel suo specchietto personale): Ecco, lo sapevo… Che figura ci faccio con questi lividi in faccia? Ora dovrò coprirmi con una sciarpa…
 
Nel frattempo, Artainte, Masiste, Senagora e Stelios, in sella a tre cavalli maculati, incontrano Artabano. Stelios condivide lo stesso destriero di Senagora ed è seduto dietro di lui indossando una sarkr.
Dopo i saluti di rito, il gruppetto attraversa i Propilei e, subito dopo, superano la grande porta monumentale che dà accesso all’enorme piazzale antistante al palazzo reale. Da lì, dopo aver affidato i cavalli ai servitori, raggiungono la sala ipostila dell’apadana, dove li attendono Serse e Atossa.
Il sovrano è seduto sul suo trono e porta una sciarpa intorno al collo che gli copre parzialmente il viso.
Masiste: Adorato fratello, giungiamo, dopo lungo viaggio, dalla città di Sardi, dove ci siamo trattenuti per rimetterci in sesto in seguito alla precipitosa fuga dal terribile disastro subito a Micale.
Artainte: Disastro la cui responsabilità, mio Sire, mi addolora asserire che ricade su suo fratello Masiste.
Masiste: Come osi, Artainte?
Serse: Artainte, se non rammento male, il comando era affidato a te e a Tigrane…
Artainte: Dice il giusto, mio re, e sono stato io in primis a prendere in mano le redini delle operazioni, avendo formulato già da tempo una elaborata strategia di guerra che teneva in conto ogni possibile eventualità. Tigrane si è completamente affidato al mio piano fin dall’inizio, ma lo stesso non si può dire del satrapo Masiste, che mi ha messo i bastoni tra le ruote in più occasioni e che ci ha condannato alla sconfitta.
Serse: Suppongo che il mio fratellino avesse le sue valide ragioni.
Masiste: Esatto, fratello!
Serse: Beh, allora direi che è andata come è andata. Inutile rimuginarci sopra.
Artainte: Cos…?! Si fida così della sua parola, senza indagare un minimo su come si siano svolti i fatti?
Serse: Certo che mi fido. È il mio fratellino. Dubiti forse del mio giudizio, Artainte?
Artainte (chinando il capo): N-no, non oserei mai.
Masiste: Fratello, come mai quella sciarpa? Ti senti forse male?
Serse: La sciarpa? Ah sì, coff coff, mi sono preso un raffreddore che non ti dico…
Masiste: Con questo caldo?!
Serse: Sì, coff coff, sono cose che capitano anche a un dio re. Dimmi, piuttosto, chi è quel soldato che vi accompagna? È forse un nuovo Berserker d’élite?
Masiste: Sì, fratello. È un ex Bronze Saint dell’esercito spartano che ha deciso di passare dalla nostra parte. Durante la nostra sosta a Sardi gli abbiamo trovato una sarkr adatta a lui.
Serse: Mmmhhh… E non pensate, coff coff, di aver esagerato a dargli una sarkr dei combattenti d’élite? Mi sembra così gracilino…
Senagora: Sua Maestà, la responsabilità per la scelta della sua investitura è la mia. Quella che vede, però, è una armatura che non ha mai voluto nessuno, in quanto l’arma in dotazione è difettata.
Serse: Difettata?!
Senagora: Sì. Essa consiste in una spada dalla lama spezzata. È praticamente inutilizzabile.
Serse: Mmmhhh… In tal caso non hai ecceduto nel senso opposto?
Senagora: Qualsiasi altra arma era troppo pesante per lui. E comunque è sempre meglio della Bronze Cloth dell’Unicorno, non crede?
Serse: In effetti…
Masiste: Parliamo di cose importanti. Ci è giunta notizia che il Silver Saint della Coppa è stato catturato a Platea e trasportato qui a Susa. La guerra è quindi ormai vinta. Questo dovrebbe renderti felice, fratello.
Serse: Sì, beh, insomma… Non è che mi siano mai interessati molto gli obiettivi di Ares. Quello che premeva a me era occupare la Grecia. Inoltre, il Saint della Coppa non si è mostrato molto collaborativo e quindi, di fatto, nessuno ha ancora ottenuto nulla.
Senagora: Beh, il qui presente Stelios probabilmente conosce personalmente il Saint della coppa, avendo militato anche lui a Sparta. Non è così, Stelios?
Stelios: State parlando di Mishima? S-sì, lo conosco.
Senagora (tirando una pacca sulla schiena di Stelios): Allora basterà che Stelios ci parli un poco per convincerlo a sputare il rospo. Avrebbe dovuto sentire il discorso che ha tenuto non appena si è presentato al nostro campo!
Stelios: Ma io a dire il vero non ho…
Senagora: Stelios, confido in te. Ci aiuterai, non è vero?
Stelios: Io…
Proprio in quel momento sopraggiunge nella sala Amestri, moglie di Serse, seguita da Amira, moglie di Masiste.
Amestri: Masiste, che piacere rivederti finalmente qui a palazzo!
Masiste: Amestri, carissima! E ci sei anche tu, moglie mia, fatti abbracciare!
Masiste e Amira si abbracciano affettuosamente.
Amestri: Spero che voi ragazzi abbiate finito di parlare di cose noiose, perché ora sarebbe molto bello se noi tutti partecipassimo a un bel banchett…
Amestri si interrompe, fissando Serse interdetta.
Serse: C-cara, cosa c’è? Perché mi guardi così?
Amestri: Quella sciarpa… non è la sciarpa preferita di Amira?
Serse: Questa qui? Ma no! Oh! Oh! Oh! Che dici!
Masiste (scostandosi da Amira e guardando torvo Serse): In effetti, ora che ci faccio caso, ci somiglia molto…
Serse: Fratellino! Caro fratellino, non ti ci mettere anche tu!
Masiste: Fratello, che fine ha fatto la tua tosse?
Serse: La mia tosse? Coff coff. È sempre qui, non senti? Coff coff.
Masiste: Intravedo dei segni rossi sotto quella sciarpa. Cos’è che ci stai nascondendo, fratello? Non sarà che per qualche motivo ci stai nascondendo… dei succhiotti?
Amira: Marito, cosa vai a pensare?
Masiste: Tu non intrometterti! Voglio sentire cosa ha da dire mio fratello. Rispondi, Serse!
Serse: Certo che no! Cioè, sì, è vero, ho dei segni rossi, ma in realtà sono… Ah, madre, diglielo tu cosa sono…
Atossa: Io vado a farmi un giro.
Serse (squittendo): Maaadre!
Atossa: Artabano, mi fai compagnia?
Artabano: Certamente!
Artabano e Atossa si allontanano a braccetto.
Nella sala cala un’atmosfera alquanto greve.
 
Continua a S.31
 
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NOTE

- Il termine “hadish”, riferito al palazzo regale di Susa, risale a un’antica iscrizione di Re Dario. È un’antica parola persiana che potrebbe significare semplicemente “palazzo”. Lo stesso termine, in un’altra iscrizione, è associato anche a un palazzo costruito forse da Artaserse I.
Per approfondimenti leggasi “The Royal City of Susa: Ancient Near Eastern Treasures in the Louvre” , pagine 216-218 (note comprese).
 
- Serse: Accidenti! Doppio e triplo accidenti!  --> Curiosamente, la citazione non è solo riferita a Dastardly (personaggio che sicuramente ricorderete da “Lo squadrone Avvoltoi” o da “Wacky Races”), ma qualcosa di molto simile è presente anche verso la fine de “I Persiani” di Eschilo, sebbene riferita più che altro alla sconfitta nella sola Salamina (versi 1029-1031… la traduzione in italiano varia a seconda del traduttore e, volendo, credo che la si possa tradurre proprio in quel modo…).
 
- Atossa: La colpa è sola tua, mio sconsiderato figlio, per aver portato il nostro popolo alla rovina. Ah, se solo tu avessi seguito l’esempio di tuo padre, evitando così di valicare il confine del fiume Halys per folli disegni di guerra! --> Qui la citazione è ai versi 652 e successivi e al verso 865 de “I Persiani” di Eschilo. In questa tragedia Atossa sembra stranamente spesso dimenticarsi che Dario varcò eccome il confine occidentale della Persia (simboleggiato dal fiume Halys), rendendosi responsabile della battaglia e della sconfitta a Maratona.
Se rammentate, ho citato il fiume Halys (e altri versi de “I Persiani”) anche nel capitolo F.19 di “First Blood”.
 
- "ma rammentando la sconfitta già subito con gli Sciti si guardò bene dal portare la guerra a un popolo ancora più temibile di quello." --> Tali parole richiamano quelle dell’Artabano storico (un po’ diverso dall’Artabano di questa fanfic) in Erodoto VII, 10, mentre cerca di dissuadere Serse da muovere guerra alla Grecia:
<< Anche al padre tuo, mio fratello Dario, io sconsigliavo di marciare contro gli Sciti, […], ma egli […] non mi diede ascolto e, compiuta la spedizione, se ne tornò dopo aver perduto gran parte del suo esercito, soldati di vaglia. E tu, o re, ti accingi a muovere in armi contro gente molto più forte ancora degli Sciti; uomini che per mare e per terra, si dice, sono fortissimi. Quale pericolo ci sia in questa impresa, è mio dovere dirtelo >>

- Nel frattempo, Artainte, Masiste, Senagora e Stelios raggiungono Artabano in sella a tre cavalli maculati. --> Nell’antica Persia, i cavalli maculati (progenitori degli odierni Appaloosa) erano piuttosto diffusi e adorati come cavalli sacri.
 
- Serse: Se non rammento male, il comando era affidato a te,  Artainte, e a Tigrane… --> A dire il vero storicamente i comandanti erano quattro, due per la flotta (che si salvarono entrambi con la fuga) e due per l’esercito di terra (che perirono entrambi).
 
- Amestri: Quella sciarpa… non è la sciarpa preferita di Amira? --> La tresca tra Serse e la moglie di Masiste (che, se ricordate, ho introdotto già nel capitolo S.18) è realmente attestata da Erodoto, ma si è svolta in modo un po’ più intricato di come l’ho raccontata io. Ad esempio c’era di mezzo un mantello (e non una sciarpa) e coinvolgeva anche la figlia di Masiste. Sarebbe stato sicuramente più divertente raccontare tutti gli intrecci alla “Beautiful” (o anche stile film dei Vanzina, se vogliamo) che lo storico di Alicarnasso ci ha tramandato, ma avrebbero occupato fin troppe pagine. Ho preferito quindi cambiare alcune cose qui e là e non inserire nella storia la figlia di Masiste. Come ho già detto, anche il nome “Amira” è mia invenzione. In Erodoto viene chiamata semplicemente “moglie di Masiste”.